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I VITELLONI - FEDERICO FELLINI
Infohash:
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Type:
Movies
Title:
I VITELLONI - FEDERICO FELLINI[TNTVILLAGE]
Category:
Video/Movies
Uploaded:
2009-08-20 (by Anonymous)
Description:
[b][color=blue][u]FEDERICO FELLINI[/u][/color][color=red]
I VITELLONI[/color][/b]
[b][color=red]:::->LOCANDINA <-:::[/color][/b]
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I vitelloni
Paese: Italia/Francia
Anno: 1953
Durata: 103'
Colore: B/N
Audio: sonoro
Rapporto: 1,37:1
Genere: drammatico
Regia: Federico Fellini
Soggetto: Ennio Flaiano, Tullio Pinelli, Federico Fellini
Sceneggiatura: Ennio Flaiano e Federico Fellini
Interpreti e personaggi
* Franco Interlenghi: Moraldo
* Alberto Sordi: Alberto
* Franco Fabrizi: Fausto
* Leopoldo Trieste: Leopoldo
* Riccardo Fellini: Riccardo
* Leonora Ruffo: Sandra
* Jean Brochard: il padre di Fausto
* Claude Farell: la sorella di Alberto
* Carlo Romano: Michele l'antiquario
* Lida Baarova: Giulia la moglie di Michele
* Enrico Viarisio: il padre di Moraldo e Sandra
* Paola Borboni: la madre di Moraldo e Sandra
* Arlette Sauvage: la sconosciuta nel cinema
* Vira Silenti: la "cinesina"
* Maja Nipora: la soubrette
* Achille Majeroni: il capocomico
* Silvio Bagolini: l'idiota
* Giovanna Galli: una ballerina
Fotografia: Carlo Carlini, Otello Martelli, Luciano Trasatti
Montaggio: Rolando Benedetti
Musiche: Nino Rota
Scenografia: Mario Chiari
Premi:
* 2 Nastri d'argento: "Miglior regia": (Federico Fellini), "Miglior attore non protagonista" (Alberto Sordi)
* 1 Leone d'argento alla Mostra di Venezia del 1953
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[b][color=red]:::->TRAMA E RECENSIONE<-:::[/color][/b]
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Perché faccio I vitelloni? Dunque, io volevo realizzare La strada che mi sembra il mio film e quando l'avrò fatto potrò ubbidire a tutti gli ordini e a tutti
i desideri, ma ho avuto un sacco d'intoppi. Strano, perché è un copione semplice che non dovrebbe spaventare alcun produttore.
Comunque, rimandato La strada a primavera, qualcosa bisognava ben fare, e allora mi è venuta la tentazione di giocare ancora uno scherzo a certi vecchi amici
che avevo lasciato da anni nella provincia dove sono nato.
Era una piccola vigliaccheria, ma pensavo che loro - siccome anche se un po' sfasati sono di pasta buona - non si sarebbero rifiutati di darmi una mano in un
momento di difficoltà . Così da qualche giorno mi sono messo a raccontare quello che ricordavo delle loro avventure, le loro ambizioni, le piccole manie, il
loro modo particolarissimo di passare il tempo.
Il guaio è che, tornato a frequentarli, mi sto accorgendo che passo anche io troppo volentieri il tempo al bigliardo o sulla spiaggia a guardare il mare
d'inverno, o a cantare canzoncine oscene nel silenzio notturno delle antiche piazze.
E mi piacerebbe dimenticare tutti i miei impegni; e mi sembra che tanta gente del cinema che ho conosciuto più tardi - gente seria, indaffarata, importante;
gente con cui ho legami di lavoro e anche di amicizia - mi sembra di non conoscerla più, di non ricordarla più, e che potrebbero guardarmi severamente,
voltarmi le spalle, cacciarmi anche fuori con un nervoso schioccare di dita.
E allora, mentre ascolto i discorsi dei miei vitelloni («Ma tu, se venisse adesso Jane Russell e ti dicesse: dai, pianta tutto e vieni con me, ci andresti?»
- «Ostia se ci andrei!») comincio a pensare con una punta di tristezza che, se vorrò continuare il mio lavoro, sarò costretto ancora una volta a tradirli,
come ho fatto da ragazzo quella volta che una bella mattina ho preso il treno e me ne sono andato in città .
Mi conforta solo il pensare che, quando sapranno della mia nuova fuga, non se la prenderanno troppo. Faranno qualche commento sbadato.
«Se ne è tornato a Rama», diranno; «a fare che?»
E quel pochino d'invidia che certamente proveranno - perché in fondo la città è il loro sogno segreto - ognuno se la terrà in corpo, tranne a sospirare forse
più tardi, da soli, quando chiuso il caffè del commercio, a notte alta salgono in silenzio le scale di casa e si mettono a letto.
L’anno precedente Germi aveva affrontato, con In nome della legge, il problema della mafia, secondo i moduli del western. Ora con Il cammino della speranza,
narra l’odissea di un gruppo di disperati, secondo il modulo del viaggio e sullo schema del fordiano Furore. C’è, nel racconto, affanno, vigore, ridondanza.
Non scabra e “sporca†come di solito nei film del neorealismo, la fotografia – accuratamente effettata, a volte levigata, a volte di suggestivo impasto –
aggiunge alla storia una patina di nobile artificio. Anche se il film nasce da un’analisi seria della situazione meridionale, la troppo incalzante
drammaticità ed il “colore†eccessivo attenuano il valore della testimonianza. Per contro, essendo Germi un buon narratore ed un attento regista, certe
figure di contorno e la fierezza di certi caratteri suscitano qua e là commozione autentica. Così il turgore naturalistico di molti passaggi (la fuga di
Ciccio alla stazione Termini, lo sciopero, il duello sulla neve, ecc.) si innesta su una dolente visione delle pene umane, contrassegnata dalla constatazione
– cristiana, umanitaria, pessimistica – che il lottare non sempre serve a qualcosa. Non un film consolatorio ma, piuttosto, la presentazione, accesa e
romanzesca (e anche veristica), di una povertà rabbiosa che cerca riscatto con i mezzi più disparati.
(Maurizio Del Vecchio, in Fernaldo Di Giammatteo, Dizionario del cinema italiano)
Il più sincero, triste ed autobiografico Fellini. Cinque uomini, tutti sulla trentina, nella provincia immobile di quella che riprende Rimini negli anni 50.
Cinque vitelloni quindi, un gruppo di pasciuti amici che non vogliono crescere e che riesce a vivere nell’impasse generazionale che li lega. Moraldo (quello
che più si avvicina alla figura di Fellini non ancora regista) è il più sensibile, introverso, silenzioso, ma anche il più coraggioso, perché sarà l’unico ad
abbandonare il paese senza avere ancora in mente il luogo di destinazione. Albertone, il più mammone della comitiva, solo dopo una grossa sbronza si
avvicinerà all’idea di maturare (che coincide con la presa di coscienza del matrimonio-legame), ma si ritroverà alla fine ancora legato alla figura della
vecchia madre, promettendole che non l’abbandonerà mai come invece ha appena fatto sua sorella Olga scappando con un uomo sposato. Riccardo e Leopoldo,
tenore e drammaturgo bloccati nella ricerca dell’ispirazione e delle possibilità , e poi Franco, il bello della comitiva, sposato e votato alle scappatelle,
che accetterà di considerarsi marito solo dopo le cinghiate di suo padre.
Racconto amaro sull’immobilità della provincia, sulla mancanza d’aspirazioni di un determinato gruppo di ragazzi che continua a vedersi lontano dal mondo
della maturità legata alla responsabilità del ruolo. Federico Fellini scappa da quest’immobilismo, ma attraverso l’ultimo sguardo-commento-battuta di
Moraldo, fugge con un senso di disagio per il nuovo e dispiacere per il vecchio. È ancora incerto, rimpiange, non rinnega, se ne allontana. L’immagine che
chiude il film è quella del ragazzino lavoratore, in bilico sulla linea retta dei binari. Una speranza, o la morte della fanciullezza.
Primi grossi e pesanti passi del regista nell’immaginario deformante (la festa di carnevale dove Alberto Sordi è sopraffatto da alcol e coscienza) e
malinconico (passeggiate sulla spiaggia d’inverno) che determineranno la trama della sua imponente storia cinematografica. Regia pulita, riconosciuta come un
capolavoro d’artista, il film rappresenta già l’altezza (ed uno dei momenti più alti) di tutto il lavoro del maestro riminese. Ottimo cast d’attori,
specialmente il trio Moraldo, Franco, Alberto (Interlenghi-Fabrizi-Sordi) quest’ultimo riconosciuto con il Nastro d’argento come miglior attore (il film
ottenne anche il Nastro d’argento come miglior film e produzione ed il Leone d’argento a Venezia nel 1953). Alberto Sordi, con il gesto dell’ombrello mentre
fa una pernacchia ad un gruppo di operai e poi viene rincorso da questi una volta che si blocca l’automobile sulla quale stava viaggiando, rimarrà per sempre
nella comune memoria dello spettatore italiano. Fabrizi è doppiato da Nino Manfredi e Trieste da Adolfo Geri. Franco Interlenghi è stato Pasquale in SciusciÃ
(1943) di Vittorio De Sica. Completo, moderno, racconta un momento della vita comune a tutti. Sarcasticamente commovente.
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[b][color=red]:::->CARATTERISTICHE DEL DVD9<-:::[/color][/b]
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[b]Durata: 103'[/b]
[b]Lingue: ITALIANO - RUSSO [/b]
[b]Sottotitoli: RUSSO [/b]
[b]Formato Video: 1.33:1 [/b]
[b]Compressione: NESSUNA[/b]
[b]Programmi utilizzati: DVD Decrypter[/b]
[b]Contenuti Extra: - PUBBLICITA' VARIA[/b][/color]
[b][color=red]TNTVILLAGE.SCAMBIOETICO.ORG[/b][/color]
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31
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Comments:
DuzyPies (2014-06-11)
good quality. russian source. unless you understand italian or russian, you will need to find english subsTU Anonymous
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